Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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sabato 8 giugno 2013

Lutto, istruzioni per l'uso 8: i gruppi di Auto Mutuo Aiuto al lutto

Avete presente gli alcolisti anonimi, dove gente che ha (e che ha avuto) lo stesso problema si riunisce?
Cito gli alcolisti anonimi perché grazie ai film americani ne abbiamo sentito tutti parlare e più o meno sappiamo di cosa si tratta.
Esistono dei gruppi di auto-mutuo-aiuto al lutto.
Gli incontri sono settimanali, gratuiti, aperti a tutte le persone che hanno subito un lutto. Tutto è su base volontaria.
Perché andarci? Perché è l'unico posto dove vi potete trovare in mezzo a persone che sanno esattamente di cosa parlate. Se avete voglia di parlare vi ascoltano con rispetto, comprensione e partecipazione.
Non ci sono obblighi. Nessuno vi chiede nulla.
Se avete voglia parlate di voi, di lui, di come state, della vostra rabbia, del vostro dolore, delle vostre difficoltà.
Se non ve la sentite potete anche tacere per tutto il tempo.
Io ho deciso di andarci quando mi sono resa conto che solo chi aveva vissuto la mia stessa terribile esperienza aveva davvero voglia di ascoltarmi, aveva voglia di parlarmi della sua e scoprivamo così di avere qualcosa in comune, qualcosa da condividere.
Gli altri, quelli che non hanno subito lutti,  pur con tutta la buona volontà non possono capirvi.
Quando ho aperto quella porta credevo di trovare solo anziane vedove, immaginavo di essere la più giovane. Invece ho trovato giovani di 30 anni a  cui era morto il marito, la moglie. Ragazzi a cui era morto un genitore. Madri a cui era morto un figlio o un nipote. La morte non fa sconti.

Ci sono persone arrivate subito dopo la morte del proprio caro, e ci sono anche persone arrivate dopo anni.
Ci sono persone, splendide, che continuano a frequentare il gruppo per dare il loro contributo, per guidare e dare sostegno.
Gruppi di Auto Mutuo Aiuto.

Se muoio sopravvivimi

giorni fa mi avevano mandato uno stralcio di questa poesia di Neruda che ho ricercato integra

Se muoio sopravvivimi

Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
che tu risvegli la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.
E’ una casa sì grande l’assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.
E’ una casa sì trasparente l’assenza
che senza vita io ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò nuovamente.
Se soffri morirò nuovamente. Quanta rabbia mi fa questa frase. E' un ricatto idiota. Non si comanda con il cervello il dolore. Non c'è un interruttore, click, con cui chiudere il dolore. Si soffre. Si soffre da cani perché lui era parte di noi. Amputati un braccio e poi dimmi se non senti dolore per la mancanza di quel braccio!

tutto è finito lì


venerdì 7 giugno 2013

I sassi in tasca

"Il lutto è come ritrovarsi le tasche all'improvviso piene di sassi" mi ha detto stasera un'amica.
"Quei sassi saranno lì per sempre, non potrai mai più toglierli dalle tasche, ogni volta che metterai le mani in tasca li sentirai.
Quei sassi ti appesantiscono, ti rendono difficile il cammino. Peseranno sempre lo stesso peso, ma tu piano piano ti abituerai ad averli in tasca"
Quei sassi per me sono macigni, mi hanno schiacciata, mi hanno maciullato le carni.


Lutto, istruzioni per l'uso 7: maschera

Alla fine si indossa una maschera. Non inorridite voi che non siete devastati da un lutto, la maschera la  indossiamo per farvi un favore, per proteggervi dal nostro dolore.
Dentro siamo morti, anche se con voi ridiamo, scherziamo. 
Dentro non abbiamo più nulla se non il ricordo struggente, il rimpianto per quello che non potremo più avere, una triste invidia verso chi ha ancora accanto il compagno. Dentro abbiamo il dolore, il desiderio di scomparire, morire per mettere fine a tutta questa sofferenza  continua. 
Se noi siamo bravi, o se voi non volete vedere la sofferenza, penserete "hai visto come si è ripresa!"

La maschera la indossiamo talvolta anche per proteggere noi stessi, per proteggerci dalla compassione pelosa dei soliti curiosi e pettegoli. Per proteggerci sul lavoro, perché del lavoro abbiamo un bisogno disperato, sia economico, sia psicologico, e sul lavoro la comprensione per noi dura meno di un mese, dopo, senza la maschera, diventiamo fastidiosi, ci possono persino credere inaffidabili, ma questo è un capitolo a parte.

Indossiamo la maschera, ma abbiamo un disperato bisogno che qualcuno riesca a vederci oltre la maschera, che qualcuno ci chieda "come stai" essendo disposto ad ascoltare la vera risposta a questa domanda.

giovedì 6 giugno 2013

Lutto, istruzioni per l'uso 6: disordine

Si diventa disordinati.
Ho visto persone che erano precise, ordinatissime nell'archiviare i documenti di casa, trasformarsi radicalmente.
Si creano pile, mucchi, le cose si accumulano. Credo che sia il riflesso esterno del caos che ha invaso l'anima.
Non è cattiva volontà, non è pigrizia, non è ignavia. Non si è più capaci. Anche se si vorrebbe tanto non farlo è impossibile.
Chi sta accanto a una persona che ha subito un lutto devastante e vede tutto questo disordine o addirittura lo subisce, alla fine si irrita.
Si irrita perché non riesce a capire che è una conseguenza del lutto.
Non buttare tutto lì come va , va!
Metti in ordine!
Riunisci i documenti
! ...
Non è pigrizia, non è malavoglia, non si riesce ad agire diversamente, e si sta male.
E chi non capisce la nostra impossibilità ci ferisce.
Io stessa posso capire solo oggi quello che prima non avevo capito. Non potevo capirlo per il semplice motivo che non ne avevo esperienza diretta. E nessuno me lo aveva spiegato.
Non pigrizia, è letterale impossibilità di agire diversamente.

Lutto istruzioni per l'uso 5: il cervello va in pappa

Il cervello si congela, ragionare diventa faticoso.
E' un dato di fatto. Non capita solo a me, me lo hanno confermato molte altre persone che hanno subito un lutto devastante.
I primi tempi tutti hanno comprensione, in ufficio, a casa, gli amici: "Poverina, con quello che ha passato!"
Ma dura poco, la vita (degli altri) va avanti e il vostro lutto viene archiviato (dagli altri) tra i "disturbi" del tran-tran.
Per voi diventa più faticoso fare tutto.
Se prima eravate una persona ordinata che onorava puntualmente le scadenze, dopo vi troverete a rincorrere affannosamente tutto, avrete chiaro che è in scadenza la rata del condominio, ma se prima l'atto di effettuare quel bonifico vi richiedeva un piccolo dispendio di energia , adesso vi consumerà energia 100 volte di più.
E ho solo fatto un banale esempio.
Cambiare le gomme alla macchina: ve ne dimenticherete 100 volte e rendervi conto della fatica, delle dimenticanze vi consumerà, vi demoralizzerà ancora di più.
Si diventa più lenti.

Delegate, dovete delegare perché non ce la fate, non ce la potete fare, non siete più quelli di prima, perché nulla è più come prima.

Stabilite delle priorità, e cercate di non sentirvi in colpa per quello che non riuscite più a fare.

martedì 4 giugno 2013

il dolore


lutto istruzioni per l'uso 4: le decisioni

Se siete sotto gli effetti devastanti del lutto non prendete decisioni importanti. Non fatelo, per il semplice motivo che non siete abbastanza lucidi per valutare bene la situazione.
E' così per tutti. L'ho visto con i miei occhi.
L'impulso che guida molti di noi può essere quello dell'autodistruzione ( non ce la faccio più, voglio morire), o anche quello della fuga (scappare da tutto quel dolore insopportabile).
O quello del rinchiudersi, dell'isolarsi.
Non si ha la forza fisica per affrontare ancora altri cambiamenti, il lutto è già lui un cambiamento, un cambiamento devastante.
Non si ha la forza psichica per gestire ulteriori cambiamenti, non per gestirli lucidamente: solo per gestirli.
Non mettete altra carne al fuoco. Fatelo per voi.
Non decidete di cambiare  il lavoro: il nuovo ambiente non vi farà sconti, tutti pretenderanno da voi il 110% solo perché siete nuovi e dovete dimostrare quanto valete.
Non cambiate casa: è una fuga che porta solo rimpianti.
Non troncate relazioni importanti: gli affetti sono essenziali, non privatevene per malintesi, per l'incapacità dell'altro di capire la portata del vostro dolore, del vostro disagio.
Non vendete immediatamente la macchina: datevi il tempo di capire bene i costi reali e le varie possibilità. Non pensate di essere incapaci di guidare la macchina di vostro marito, adesso siete sole, non potete più appoggiarvi a lui, dovete imparare a risolvere da sole i problemi che prima gestiva lui. E l'utilitaria che siete abituate a guidare non può far fronte a tutte le esigenze della famiglia.
Avete il cervello rallentato, congelato, oppure è in ebollizione e va a mille saltando innumerevoli passaggi.
Non siete voi: aspettate a prendere decisioni importanti.

lunedì 3 giugno 2013

Si può fare una classifica del lutto?

C'è un lutto peggiore di un altro?
Si dice che la cosa peggiore sia la morte di un figlio, perché il figlio, per natura è destinato a sopravviverti.
Non ho figli, immagino che sia terribile. Posso solo immaginarlo.
Ma immaginarlo non è come viverlo in prima persona, per questo non ne parlerò.

Mio babbo è morto a 48 anni, io non ne avevo ancora 15.
Mia mamma è morta a 84 anni, io ero adulta, con una mia vita autonoma.
Pablo è morto a 48 anni, era il mio amico, il mio compagno, il soggetto del mio amore come io lo ero per lui, insieme avevamo un progetto di vita che è stato distrutto.
Ognuna di queste morti mi ha ferito, mi ha straziato, è stata dolorosa.
Ognuna in modo diverso perché ero in momenti diversi dell mia via, con protezioni diverse.
A 15 anni non sei sola, c'è la famiglia a proteggerti,  c'è tua mamma che catalizza tutto il dolore, tutto il lutto, ne era impregnata. Io volevo uscire da quel dolore, a 15 anni madre natura ci spinge a vivere, si ha la vita davanti.
Quando muore la mamma, anche se ha 84 anni, se ne va un pezzo della tua vita, il tuo essere figlia non può più esistere. Il dolore è stato immenso anche per il modo in cui tutto è successo, per la repentinità, per la lontananza. Ma non ero sola, c'era Pablo al mio fianco a sostenermi. La sera potevo tornare da lui. Mi veniva in mente un salmo "Il Signore toglie, il Signore dà". Mi aveva tolto mia mamma, ma al mio fianco avevo chi era in grado di sostenermi.
Prendere in mano tutte le sue cose, vedermi passare la sua vita davanti, i suoi ricordi era come violare qualcosa che non mi apparteneva. Ho trovato le pantofole di mio babbo, le aveva conservate per tutta la vita. Così come aveva conservato le mie prime scarpine. E' stato terribile. Ho trovato tutti gli appunti della malattia di mio babbo e ho rivissuto anche quella morte. E' stato terribile.
 "Il Signore toglie, il Signore dà". C'era Pablo, non ero sola, alla fine, dopo aver chiuso quella di mia mamma,  sarei tornata nella mia casa dove io e Pablo avevamo la nostra vita.
La nostra vita.
 "Il Signore toglie.".
La morte di Pablo è la peggiore di tutte. Non era nell'ordine delle cose. Un pezzo di me se ne è andato con lui.
Il nostro progetto non c'è più.
La nostra complicità non c'è più.
Il nostro parlarci non c'è più.
Il nostro scherzare non c'è più.
Il nostro darci sostegno a vicenda non c'è più.
 "Il Signore toglie.".



La morte non è niente?

Pochi giorni prima del funerale di Pablo un amica mi mandò questa poesia. 
Belle parole, sarebbe bello poter vivere così la mancanza, ma quando ti viene strappato il compagno ti viene strappata la tua carne, è il tuo progetto di vita che viene distrutto. E' la tua vita che se ne va.
E rimangono solo belle parole. 
Per me è così.

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. 
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. 
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami ! 
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista ?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. 
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Henry Scott Holland (1847-1917)
canonico della cattedrale di St. Paul (Londra)

Le ho comunque volute usare in memoria di Pablo perché lui era così. E' da lui nascondersi nella stanza accanto. E' da lui sorridere. E' da lui rassicurarmi, vegliare su di me.
Ma io non riesco a non piangere, non riesco a non essere uccisa dal dolore, non riesco a non essere piena di rabbia per questa ingiustizia. Non posso.

sabato 1 giugno 2013

Chi ne parla non lo fa

Dicono che chi ne parla non lo fa.
E chi lo pensa che fa?

Messaggi

B.: "Grazie per il tuo messaggio"
Io: "Hai ricevuto un messaggio da Pablo?"
B.:" Sì, mi ha detto di non piangere più per lui perché stava bene ed era felice. Da quel giorno non piango più. Prima piangevo molto, nel cuore avevo un dolore enorme. Quando ho visto le parole che hai scritto oggi ad A. mi sono emozionata, ma non ho pianto. Anche se non c'è, c'è lo stesso. Volevo che tu lo sapessi"
Io: "grazie B. Io sono certa che lui ora sta bene. Lo so, l'ho sempre saputo. Ma la mia vita si è spezzata. Irrimediabilmente."

Tante condoglianza

La gente arriva a queste pagine in tante maniere. Una che mi ha colpito è la ricerca di parole da scrivere in occasione di un lutto.
Incapacità di pensare?
Incapacità  di scrivere?
Incapacità di esprimere i propri sentimenti?
Incapacità di avere dei sentimenti?
Se non si è una rapa qualcosa si dovrà pur sentire, no?
Ti dispiace che sia morto il padre di una tua amica? Diglielo con le parole che ti vengono dal cuore, non è difficile.
Sei senza parole perché di fronte alla morte non ci sono parole che possano consolare? diglielo. Dille che non esistono parole per lenire il suo dolore, che sai solo tenerla stretta a te per farle sentire che ci sei, che per lei ci sei.
E' morta la moglie di un tuo amico, era giovane ed è stata devastata da mesi di sofferenze? E' un tuo amico, stagli vicino, scriviglielo, e soprattutto fallo davvero, ne avrà bisogno disperatamente.
Perché pensate di dover cercare le frasi scritte da un altra persona per un altro lutto? Se avete un cuore ascoltatelo, e scrivete quello che sentite.
Non immaginate quanto possa far bene leggere un foglio di carta scritto a mano con parole sincere.