I vicini hanno appeso alla porta una decorazione.
Un tempo lo facevo anche io. Smisi con il dolore per la morte di mamma.
Da allora non ho più riaperto le scatole con le decorazioni di vetro di quando ero bambina.
Il gattino con la giubba rossa, l'elefantino argentato con quell'aria pacifica, la palla verdolina con il bambino, la trombetta, il cigno rosato dal collo sinuoso, il pavone rosso e blu...
Erano in una altra vita. Tanto lontana da questa.
Avevo anche un altro albero qui a casa. Decorazioni scelte con cura in giro per il mondo. Piccoli oggetti fragili, delicati. Ogni volta che li facevo riemergere dalla carta velina era una gioia: ognuno aveva una storia da raccontare, mentre i "miei" dischi di musiche natalizie spandevano atmosfera per la casa. Profumo di arancio, mandarino, noce moscata e cannella. Calore, gioia, aspettative, condivisione.
Ma con la morte di mamma smisi di fare anche quello.
Poi ripresi.
Non tanto per me, quanto per te. Specialmente quell'anno che non andammo via.
Faceva fraddo quel Natale. C'era la neve. Tovaglia di pizzo candido, candelabri. Solo per noi.
Che belle le foto accanto all'albero addobbato, scintillante, luminoso. Le guardo, vorrei averne scattate mille di più. Le guardo e so che non ci sarà più.
Non potrò più avere foto come quelle, non potrò più tirare fuori le mille cosine da mettere sui rami. Niente luci, niente orsetto sdraiato davanti al caminetto, niente pinguino sulla slitta, niente carillon. Niente musiche per casa.
Niente.
Non potrò più avere un vero Natale, senza di te.
Sei morto 65 giorni dopo il nostro ultimo Natale insieme.
Insieme.
"Siamo noi due, non serve nient'altro. Stiamo bene noi due, io e te" e dopo poco un dio incompresibilmente malvagio ci ha separato.
Cosa è Natale adesso? Un mazzo di pungitopo verde scuro, con le bacche vermiglie sulla tua tomba.
Buon Natale amore mio.