Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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mercoledì 31 dicembre 2014

31/12/2014

"Sono stata speranzoso tutta la vita. Vagonate di speranza"
Lo ero anche io, fino a quando la mia vita non si è disintegrata in quella telefonata dall'altro capo del mondo che mi diceva che eri morto.
Non ce la faccio più nemmeno a vedere la felicità degli altri raccontata in un film.
Seduta sul divano, congelata dalla tua assenza, dalla tua mancanza.
Stasera avrei dovuto assistere allo spettacolo degli altri che si fanno gli auguri a mezzanotte. Io spettatrice, in secondo piano, in attesa del mio turno, perché non non ho più te al mio fianco. Tu attento, premuroso. Era facile girarsi l'uno versa l'altra. Il tuo gesto, è qui presente, ma impalpabile, il tuo chinarti verso di me per baciarmi.
Non c'è più. Stasera non mi bacerai, non stapperai lo spumante per noi due.
Non serve alzare il termostato. Il gelo ce l'ho dentro.

martedì 16 dicembre 2014

Di nuovo un Natale.

I vicini hanno appeso alla porta una decorazione. 
Un tempo lo facevo anche io. Smisi con il dolore per la morte di mamma. 
Da allora non ho più riaperto le scatole con le decorazioni di vetro di quando ero bambina.
Il gattino con la giubba rossa, l'elefantino argentato con quell'aria pacifica, la palla verdolina con il bambino, la trombetta, il cigno rosato dal collo sinuoso, il pavone rosso e blu...
Erano in una altra vita. Tanto lontana da questa.
Avevo anche un altro albero qui a casa. Decorazioni scelte con cura in giro per il mondo. Piccoli oggetti fragili, delicati. Ogni volta che li facevo riemergere dalla carta velina era una gioia: ognuno aveva una storia da raccontare, mentre i "miei" dischi di musiche natalizie spandevano atmosfera per la casa. Profumo di arancio, mandarino, noce moscata e cannella.  Calore, gioia, aspettative, condivisione.
Ma con la morte di mamma smisi di fare anche quello. 
Poi ripresi. 
Non tanto per me, quanto per te. Specialmente quell'anno che non andammo via. 
Faceva fraddo quel Natale. C'era la neve. Tovaglia di pizzo candido, candelabri. Solo per noi.
Che belle le foto accanto all'albero addobbato, scintillante, luminoso. Le guardo, vorrei averne scattate mille di più. Le guardo e so che non ci sarà più.
Non potrò più avere foto come quelle, non potrò più tirare fuori le mille cosine da mettere sui rami. Niente luci, niente orsetto sdraiato davanti al caminetto, niente pinguino sulla slitta, niente carillon. Niente musiche per casa.
Niente.
Non potrò più avere un vero Natale, senza di te.
Sei morto 65 giorni dopo il nostro ultimo Natale insieme. 
Insieme.
"Siamo noi due, non serve nient'altro. Stiamo bene noi due, io e te"  e dopo poco un dio incompresibilmente malvagio ci ha separato.
Cosa è Natale adesso? Un mazzo di pungitopo verde scuro, con le bacche vermiglie sulla tua tomba.
Buon Natale amore mio.