Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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venerdì 18 dicembre 2015

Subdole arrivano le stilettate dei ricordi

​Basta nulla, proprio nulla.
Basta che in una conversazione venga inserita una frase dall'aspetto innocente: "sono passata nel tale negozio, quello che è vicino alla casa di Pablo".
E si apre uno squarcio gelido e rovente.
E si chiude la bocca dello stomaco.
E si curvano le spalle.
E lo sguardo si perde all'indietro, in quei ricordi che adesso, di nuovo fanno male, perché irripetibili. Perché vorresti tanto che in questi giorni  in cui si pensa a comprare i regali, a festeggiare il natale, si compisse il miracolo di riavvolgere indietro il nastro del tempo, il miracolo di riaverlo vivo accanto, in carne e ossa, con il calore delle sua pelle, con l'odore suoi capelli, con il suono della sua voce, con l'abbraccio ...
...e invece...
Le lacrime spingono da dietro le palpebre, vorrei ranicchiarmi, lo stomaco è sempre più un nodo di pietra che preme verso la gola, la testa si fa di nuovo vuota, raggelata dall'enormità di questa morte, dall'assurdità della mia sopravvivenza.


mercoledì 9 dicembre 2015

lista Natale 2015

Ho preparato la lista. Persone che si aspettano un regalo o un pensiero da me, persone a cui voglio bene, persone a cui desidero fare un regalo.
Tu eri sempre il primo della mia lista, il regalo per te era quello a cui dedicavo più energie, era quello che mi scaldava il cuore. Quello più importante.
Volevo farti felice, volevo regalarti quello che desideravi. Spiavo i tuoi occhi per indovinare cosa cercare. Rivoltavo il mondo per trovarlo.
Ho il nostro ultimo Natale stampato nel cervello, impresso nel cuore. Sfrigolante della tua mancanza.
E il tuo nome continua a essere il primo. 
Come sempre.
Ma non posso più rivoltare il mondo. Mi manchi.