Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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martedì 28 aprile 2015

Serenità

Ho avuto la fortuna di incontrare una vera  medium.
Un incontro casuale, non cercato perché ho sempre diffidato molto.
Un incontro che mi ha dato molta serenità, emozione e gioia.
Sono sempre stata estremamente concreta, razionale, diffidente. Ma sono anche curiosa, aperta a quello che non conosco.
Auguro a tutti quelli che ne hanno bisogno di poter vivere un'esperienza di serenità come quella che ho vissuto io.

Quello che conosciamo e al quale ci aggrappiamo è solo una piccolissima parte di quello che siamo .

lunedì 27 aprile 2015

Dare parola al dolore

Dai commenti che ricevo (tutti privati) mi rendo conto che questo blog non serve solo a me per mettere in fila le parole de mio dolore, ma serve anche ad altri sconosciuto per dare parole al proprio lutto.
Per me è una necessità, uno sfogo verbalizzare, tradurre in espressioni compiute  lo strazio che mi toglie il respiro, ma mi rendo conto che per altri non è così immediato, così semplice; e il dolore rimane dentro, esplode dentro, come in una ferita il cui pus non riesce a essere spurgato.

domenica 26 aprile 2015

nuovi compagni

Ieri ho saputo che B. ha un nuovo compagno.
Suo marito, il suo adorato marito L. è morto da 8 mesi.
Faccio sempre tanta fatica a capire, ma rispetto chi non ce la fa ad andare avanti da sola/o, chi ha bisogno di avere qualcuno accanto  per riuscire ad andare avanti.
Le sue figlie non lo vogliono accettare, non riescono a capire.
E questo è egoismo.
E' ovvio che fa male vedere un altro uomo accanto alla propria mamma, un altro uomo nel ruolo che era sempre stato del proprio padre.
E' ovvio, è naturale ed è comprensibile.
Ma se si è adulte, se si ha la propria vita e si ha il proprio compagno con cui si fanno progetti per il futuro, allora è necessario fare un passo indietro, lasciare che la propria mamma che è stata devastata dal dolore, possa percorrere il proprio cammino senza da lei pretendere nulla.
Auguri B., che il dolore possa esserti almeno un poco alleviato da questa persona che ti camminerà a fianco. La mancanza di L. rimarrà dentro di te per sempre, come rimarranno i ricordi dei vostri momenti felici e quelli della lotta contro la malattia.
Auguri B., un poco ti invidio, non perché tu abbia un compagno, ma per la voglia che hai potuto trovare dentro di te, la voglia di continuare a camminare sul sentiero di questa vita costruendo ancora qualcosa per te stessa.
Auguri cara, con tutto il cuore.

lunedì 20 aprile 2015

Non posso toccare nulla

I cassetti sono ancora come li hai lasciati tu, I vestiti nell'armadio sono appesi in ordine, solo coperti da un vecchio lenzuolo per proteggerli dalla polvere. La tua scrivania, le tue cose, i tuoi libri...
So che non ti serviranno più. So che non tornerai mai più a riempirmi la vita con la tua presenza calda e goiosa. Lo so bene. Ma non riesco a toccarli.
Apro e richiudo.
Le tue valige non ho potuto disfarle. Sono lì da tre anni e due mesi
Un altra volta, forse. Ora non posso.
Ora mi fa troppo male.
Quando morirò li troveranno come li hai lasciati tu, e penseranno che sono una povera stupida pigra.
Amen.

domenica 19 aprile 2015

Non sono morta (purtroppo)

E' da tanto che non scrivo qui, qualcuno me l'ha fatto notare, preoccupato per il mio silenzio.
Non ho scritto neppure per l'anniversario della morte: 3 anni. Non l'ho fatto non perché non avessi dentro un dolore terribile. Ma perché quest'anno il dolore era diverso, e ho cercato di capire in cosa stesse la differenza.
Ho cercato di capire se io fossi cambiata e perché.
Mi viene spontaneo il paragone con l'arto amputato del marito di A. Amputato da due anni. Adesso ha una gamba artificiale provvisoria e riesce a muoversi, non ha più bisogno della sedia a rotelle, ma lui sa che sotto i pantaloni non c'è più la sua gamba, lo vede e lo tocca ogni sera spogliandosi, ogni volta che incontra un dislivello sul marciapiede, ogni volta che trova un ostacolo che non può affrontare con una protesi.
Io forse sono come il marito di A.
Mi sono alzata dalla mia sedia a rotelle, ogni mattina mi metto quella protesi per camminare, ma so perfettamente che la mia gamba non tornerà mai più quella di prima. Che la mia vita non sarà mai più quella di prima. E lo so soprattutto quando finisco di lavorare, quando torno in una casa deserta e gelida (anche se il termometro segna che c'è caldo). Lo so quando sento parlare della famiglia, quando vedo gli altri fare i loro progetti per le vacanze, per il fine settimana o per la serata.
Io non ho più progetti.
Io non ho più voglia di fare progetti
Io non ho più voglia di vivere.
Mi alzo perché devo andare al lavoro, ma il sabato e la domenica, il più delle volte vegeto. E il mio vegetare è invisibile agli occhi del mondo.
Stasera A. vedova da tre anni mi ha chiamata in un momento di cupo dolore, tra poco è l'anniversario del suo matrimonio con N., un matrimonio felice, appagante, quieto: "quando muoio devi salire sull'altare e spiegare a tutti che per me è una liberazione, che sono felice di morire" mi ha detto, pregando ogni sera di morire.
E' la dannazione di noi che non abbiamo il coraggio di suicidarci. Demandiamo a Dio il dovere di levarci da tutto questo dolore.
Ma Dio, beffardo, non ci ascolta.