Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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sabato 2 maggio 2015

stanca

Perché devo aprire gli occhi la mattina? Tutte le mattine.
Perché mi tocca ancora continuare a respirare?
Cosa devo aspettare ancora prima di avere sollievo?
Quanto devo aspettare ancora?

Ti sarò accanto, mi hai detto. Lo so che ci sei, ma non mi basta, non so farmelo bastare. Io sono ancora ancorata qui, ho tutti i cinque sensi terreni, ed è attraverso quelli che qui so relazionarmi.
Sono stanca. Tanto stanca.
Stanca.

venerdì 1 maggio 2015

Primo maggio

Primo maggio. Giorno di festa. Ponti, viaggi, ricordi.
Ormai solo ricordi. Niente più progetti. Niente aspettative.
Nienta.
Morendo ti sei portato via tutto. 
A. è convinta, spera, di morire il 3 maggio. Anniversario della morte di suo marito.
A. non è mai stata capace di vivere per sé. Neppure sa cosa le piace, non se lo è mai chiesto, andava dietro a suo marito. In quello che mi racconta della sua vita vedo solo lavoro, il lavoro che piega la schiena, non quello che dà la gioia di creare qualcosa. Ma lei ne era lieta, in cambio chiedeva solo di essere amata. Aveva investito tutto sul marito e sul figlio. E in pochi mesi li ha persi entrambe. Morto il marito, uscito dal nido il figlio per crearsi la sua famiglia. 
A. è persa, incapace di stare con solo se stessa. 
Io non sono come lei. Io so stare con me, io so cosa mi dà piacere. Ma non ne ho più voglia. Mi lascia indifferente. Il lutto mi ha succhiato via me stessa. Si è spenta la luce che avevo dentro. Per la maggior parte del tempo sono invisibile, mi sento invisibile.
È solo lo sguardo innamorato dell'altro che ci rende vivi?