Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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domenica 6 luglio 2014

Dimenticati, cancellati?

Ogni tanto, specialmente quando sento in modo soffocante la tua mancanza, apro il tuo FB.
Lo apro per trovarci un pezzetto della tua vita, nel riflesso di quelle dei tuoi amici, specialmente di quelli dell'altra parte del mondo.
Vedo le loro vite andare avanti e immagino i commenti che avresti fatto.
Mi avevi parlato della splendida fioritura azzurra della primavera di Buenos Aires, ma l'ho capita solo quando ho visto le foto che loro postavano a primavera.

Oggi ho visto un post della figlia di F, F. morto un paio di mesi prima di te, collega di mancato trapianto.
Era un post con la foto del suo bambino di pochi mesi. F. non l'ha mai visto. E la figlia se ne rammarica.
Sono così andata alla pagina di F. ed è stato quasi un cazzotto alla bocca dello stomaco. Non per le foto del bimbo che hanno preso il posto di quelle di F. relegato a un fotomontaggio in una cornice. Ma per la desolazione del vuoto. Non c'era più traccia di L. sua moglie. Spariti tutti i suoi messaggi e sparita anche lei. In quel luogo virtuale era come se non fosse mai esistita nella vita di F.
Mi ha causato una tristezza infinita. La morte cancella la vita che c'è stata?
Sono allora andata sulla pagina della moglie e l'ho trovata vispa e arzilla con un nuovo compagno.
Forse lei vive molto meglio di me. Via uno, sotto un altro.
Ma a me riesce difficile capire.

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