Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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lunedì 27 agosto 2018

Dopo la burrasca

Sabato c'è stato libeccio. Si volava, il mare rovesciava ondate di acqua e di ciottoli. Oggi è calmo ed io ritorno sulla spiaggia. Dopo la burrasca la spiaggia ha cambiato nettamente profilo: più dolce in alcuni punti, più scoscesa in altri. Nuove insenature. Nuove conche, lunghi tratti dove si cammina come su una pietraia smossa.
Osservo e rifletto su quanto tutto questo assomigli alla vita di chi ha subito un'immensa perdita. Niente è più come prima, ma pur nel cambiamento il mare, la spiaggia e le persone sono sempre qui. Si esplora. Si cerca di accomodarsi in qualche nuova maniera. Chi viene per la prima volta ignora il cambiamento, il suo punto zero parte da qui.
Chi si preoccupa solo della propria abbronzatura a stento registra il cambiamento. Chi ama esplora il nuovo fondale alla ricerca dei dettagli e guarda con immutata meraviglia lo spettacolo delle isole che si stagliano più o meno nette sulla linea cobalto dell'orizzonte.
Non siamo noi adesso come questa spiaggia di ciottoli?

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