Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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mercoledì 7 marzo 2018

Cos'è che nel lutto brucia di più?

Cos'è che nel lutto brucia di più?
Cos'è che ci fa più male di tutto?
Il fatto che lui non sia più accanto a noi.
Il non poter più interagire, condividere.
Il non potersi toccare, abbracciare.
In una parola sola il non potersi più relazionare con chi non c'è più.
E poi quella enorme sensazione di mancanza. Il sentirsi abbandonati.
A volte siamo talmente disperati che ci arrabbiamo con lui perché se ne è andato. Perché ci ha lasciato soli qui.
Come le ho conosciute bene tutte queste sensazioni!
Quanto si soffre. Si vorrebbe morire pur di potersi ricongiungere in qualche maniera con chi non c'è più.

E se fosse possibile continuare la relazione seppur con modalità profondamente diverse?
E se all'improvviso scopriste che chi è morto, chi è andato dall'altra parte, sta cercando cocciutamente di farsi sentire da voi? Di comunicare con voi?
Aprite la mente, ma soprattutto aprite il cuore.
Fidatevi di voi, parlatene poco con parenti, amici e conoscenti perché vi guarderebbero con sufficienza, rifiutandosi di aprirsi a quello che non conoscono.
Osservate, ascoltate, annusate.
Fatelo con fiducia, ma anche con la essenziale attitudine del ricercatore.
Filtrate, scartate quando è evidente che si tratta solo della vostra fantasia, del vostro desiderio di "sentire".
Studiate, leggete, documentatevi.
E, non mi stancherò mai di ripeterlo, FILTRATE e scartate.
Se sentite una strana brezza in casa, per prima cosa controllate che porte e finestre siano ben chiuse, che ventilatori e condizionatori siano spenti. Se non c'è niente che potrebbe smuovere l'aria allora chiedetevi di cosa si tratta. Specialmente se l'evento si ripete.
Se sentite odori che appaiono e scompaiono all'improvviso, in maniera netta e non lasciano scie. Se tutto è chiuso e aprendo le finestre avete la conferma che l'odore non viene da fuori. Allora chiedetevi di cosa si tratta. Specialmente se l'evento si ripete e se quell'odore è associato a un particolare ricordo.
Se la radio e la televisione si accendono da sole, se le luci si accendono e si spengono da sole  e non ci sono problemi tecnici, allora chiedetevi di cosa si tratta.
Se sentite toccarvi i capelli e nella stanza non c'è nessuno, non c'è vento, non ci sono insetti, allora sappiate che è una carezza.
Che sono tutti modi per dirvi che non vi ha lasciato, che c'è, che continua a camminarvi accanto.
Allenatevi. Imparate ad ascoltare e osservare. Sempre che abbiate voglia di farlo.
Per molti in realtà è molto più facile e comodo collocare chi è morto in un mondo remoto, distante, molto distante, e soprattutto ben separato dal nostro. Perché quello che non si conosce spaventa i pigri, spaventa chi ha bisogno di collocare tutto nelle caselle del suo casellario mentale. Spaventa.
Ma è così bello scoprire che siamo molto di più di quello che ci hanno sempre insegnato a pensare di essere.
Imparate a viaggiare con la mente, col cuore e con l'anima.
Avete voglia di farlo, di farlo davvero?

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