Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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giovedì 6 giugno 2013

Lutto istruzioni per l'uso 5: il cervello va in pappa

Il cervello si congela, ragionare diventa faticoso.
E' un dato di fatto. Non capita solo a me, me lo hanno confermato molte altre persone che hanno subito un lutto devastante.
I primi tempi tutti hanno comprensione, in ufficio, a casa, gli amici: "Poverina, con quello che ha passato!"
Ma dura poco, la vita (degli altri) va avanti e il vostro lutto viene archiviato (dagli altri) tra i "disturbi" del tran-tran.
Per voi diventa più faticoso fare tutto.
Se prima eravate una persona ordinata che onorava puntualmente le scadenze, dopo vi troverete a rincorrere affannosamente tutto, avrete chiaro che è in scadenza la rata del condominio, ma se prima l'atto di effettuare quel bonifico vi richiedeva un piccolo dispendio di energia , adesso vi consumerà energia 100 volte di più.
E ho solo fatto un banale esempio.
Cambiare le gomme alla macchina: ve ne dimenticherete 100 volte e rendervi conto della fatica, delle dimenticanze vi consumerà, vi demoralizzerà ancora di più.
Si diventa più lenti.

Delegate, dovete delegare perché non ce la fate, non ce la potete fare, non siete più quelli di prima, perché nulla è più come prima.

Stabilite delle priorità, e cercate di non sentirvi in colpa per quello che non riuscite più a fare.

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