Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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martedì 20 novembre 2012

Anniversario

oggi è l'anniversario della morte di Babbo.
L'ho stampata nel cervello quella mattina nella cucina di nonna.
La sveglia non aveva suonato, mi ero svegliata da sola e mi ero accorta che era tardissimo, facevamo tardi a scuola.
Mi alzai di corsa infilandomi la vestaglia verde scuro e blu, la casa di nonna non aveva riscaldamento, si passava dal polo nord delle camere all'equatore della cucina dove regnava la cucina economica.
Correndo attraversai la camera dove dormiva mio fratello, gridandogli di svegliarsi. Anche lui saltò giù dal letto e iniziò a corrermi dietro, verso la cucina.
Mentre stavo per spalancare la porta gridavo "in bagno ci vado prima io".
E' assurdo come delle frasi così banali possano stamparsi in maniera indelebile nella memoria.

Mentre dicevo così, aprivo la porta della grande cucina di nonna. Il caldo mi venne incontro, abbracciandomi.
Vidi mia mamma, ne fui contenta, ma la contentezza durò un attimo. Da mesi mia mamma viveva nella camera di ospedale di mio babbo.
Durò un attimo perché vidi anche Zio Lucio e Piero. Rimasi perplessa "Chi c'è con babbo?" chiesi.
E mentre lo dicevo capii vedendo le loro facce.
Babbo era morto.
Il mondo, il nostro mondo era crollato.
Mi ricordo quei momenti attimo per attimo. A distanza di 40 anni.
Non ne ho mai dimenticato nessuno di quei momenti, di quei giorni.
I primo funerale della mia vita, il primo funerale al quale assistetti, fu quello di mio babbo. Morto a soli 48 anni. Esattamente la stessa età di Pablo.

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