Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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venerdì 9 gennaio 2015

S O L A

Come è faticoso vivere.
Quanto è faticoso vivere.
Non è la fatica dello zappatore che torna a casa con la schiena spezzata.
E' la fatica di un cuore congelato nella solitudine generata da un lutto precoce.

"Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito sera".Da bambina non lo capivo proprio quell'essere soli. Che ciascuno fosse solo mi pareva così impossibile.
E invece oggi lo vivo dolorosamente sulla  mia pelle.

S  O  L  A  
S O L A 
SOLA

"Apro gli occhi e vedo quattro enormi lettere sul muro: SOLA" me lo diceva pochi giorni fa L.
suo marito è morto da oltre 15 anni, eppure è quello che lei vive ogni giorno. Era un matrimonio felice il suo: C. era un brav'uomo. Le due metà di una mela. Seconde nozze per lui, vedovo di una moglie che lo aveva iniziato a disprezzare, con un figlio allevato nel culto della pochezza del padre.
Un figlio anaffettivo, dei genitori egoisti, C. alla fine aveva trovato in L. quello che aveva sempre cercato. Ma la vita non fu generosa con lui: gli tolse subito la salute. La sua morte fu un atroce calvario che ha segnato L. per tutto il resto della sua vita. 
L. brillante, vivace, colta, piena di amici, ma è sola. Quando chiude quella porta anche lei, come me è tragicamente sola.
Perché il mondo rimane fuori, perché i nostri affetti non sono più al di qua di quella porta.
Perché noi avevamo la nostra famiglia e ci è stata strappata.