Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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lunedì 29 febbraio 2016

29 febbraio 2012 - 29 febbraio 2016

Il primo vero anniversario.
Si presta a giochi di parole, a elucubrazioni.
Qualche settimana, fa in un film, uno nato il 29 febbraio esclamava convinto "ho 10 anni! questo è il mio decimo compleanno" mentre ovviamente ne aveva 40.
Inevitabilmente ho pensato "è vero: questo è il primo anniversario"
Era solo il desiderio che la vita si fosse davvero fermata. Era il primo anniversario, vero anniversario, ma la vita ti ha strappato a me 1460 giorni fa.
La vita o la morte? forse sono la stessa cosa, le due facce di una stessa medaglia.
Il risultato non cambia.
1460 giorni.
"in cosa è stato diverso questo anniversario" mi hanno chiesto?
Sapevo benissimo che l'aspettativa era quella di una risposta positiva: La brava scolaretta ha fatto il suo compito: Elaborazione del lutto.
La brava scolaretta.
Mai stata brava, mai stata scolaretta.
E infatti son qui da sola a  guardare questi 1460 giorni, a condividerne l'attraversamento con quelli che sentono ancora viva, come me, la presenza della tua assenza.
Non c'è lo strazio, ormai sono pienamente lucida, è tornato il riserbo che mi ha sempre contraddistinta (tranne, forse, qui). Non c'è quello strazio che soffoca il respiro, ma c'è lo strazio quieto con cui si è imparato a convivere in maniera estremamente riservata, privata.
E c'è la trasformazione, l'evoluzione, che arriva attraverso gli tsunami che devastano le vite.
A ogni tragico lutto sono evoluta, ho fatto molti passi in avanti lungo il mio percorso. 
Ho pagato molto caro il conto di quello che sono.
Così abbiamo brindato insieme, io e te,  al quarto tuo non compleanno. La morte è la tua rinascita.