Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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mercoledì 26 dicembre 2012

Sono stanca

A volte ho la liberatoria sensazione che la mia morte non sia poi tanto lontana.
Sensazione, non desiderio.
A volte è come se da di là mi arrivassero dei  messaggi concisi, quasi secchi.
Non è nulla che scaturisca da me.
Come se facessero delle prove, come se stessero preparando qualcosa.
Sono stanca, tanto stanca.
Non ho più voglia di niente.
Mi dispiace per chi sarà addolorato dalla mia scomparsa, ma per me sarà una liberazione.
Non credo che possano capire il sentimento che provo.
Qui ogni ora trascorsa è priva di senso, è colma di angoscia.
Ogni ora è solo l'attesa di smettere di respirare.

martedì 25 dicembre 2012

Vorrei essere lì





È Natale

Ho retto, più o meno, durante la messa di mezzanotte. Ma quando sono uscita mi sono rifugiata in macchina a piangere, a gridare.
Ho retto durante la giornata, con le bambine appoggiate addosso a giocare.
L'unica che mi ha parlato di Pablo è stata Chiara, 5 anni. All'improvviso "mi manca lo zio Pablo".
 Sapessi quanto manca a me!
Ma ho retto. Abbiamo guardato insieme i brevi filmati dello scorso Natale, in alcuni c'era Pablo.
Quando è arrivato sul suo cellulare un messaggio di auguri per lui sono iniziata a crollare.
"Pablo, non c'è più"
"Lo so, ma mi piace pensare di potergli ancora fare gli auguri"
"Non sei il solo"
Forse si era solo sbagliato e aveva cercato di rimediare a un invio circolare. 
Forse era vero.
Ma io son dovuta scappare a piangere, a gridare in macchina.
Sono parcheggiata al buio, dove posso gridare, chiusa dentro, senza che dalle case mi sentano. Parcheggiata davanti alla ferrovia. Voglio morire, non voglio più vivere con tutto questo dolore.
Scrivo come valvola di sfogo. Ma serve sempre meno.
Il dolore mi rode il cuore.
Voglio smettere di esistere. 
Prego Dio che mandi Pablo a prendermi per accompagnarmi nella nostra casa.

domenica 23 dicembre 2012

da un suo vecchio amico

"...ti auguro tutto il bene del mondo e anche che non soffra tanto, ricorda lui con le sue facce le sue tonte barzellette, le sue cavolate e ringrazia Dio per averlo incontrato in questa vita, siamo in tanti ad averlo come amico e ne siamo fieri. Un bacio grande e un forte abbraccio."
Sì , è vero, rigrazio Dio per averlo avuto accanto per 12 anni, ma sono pochi 12 anni, non mi bastano 12 anni.
Io non chiedevo tanto, sapevo che la sua aspettativa di vita era inferiore alla mia, ma almeno altri 10 anni con lui speravo di averli.
Non è giusto, non è giusto farlo morire a soli 48 anni con un calvario  di sofferenza sulle spalle.
Non è giusto. Sono tanto arrabbiata, addolorata, disperata.

Le loro cose.

Mi son rimaste solo le cose, le cose delle persone. Non ci sono più le persone accanto a me,  ci sono solo le loro cose.
Quando morì mamma sentii per la prima volta questo terribile peso, il peso di essere depositaria delle loro cose.
Per me è un peso enorme sulle spalle, esserne la custode.
Quando morì mamma avrei voluto essere un'indiana, una pellerossa di altri tempi, quando le uniche cose che la gente possedeva erano una coperta e un tepee.
Ho dovuto aprire due cassetti nello studio di Pablo, stavo cercando il mate che avevamo comprato in Argentina.
Ho dovuto smettere immediatamente, ho sentito salire da dentro quella sensazione angosciante che impedisce di respirare.
Non ce la faccio. E' inutile che diciate il contrario, io non ce la faccio non sono più fatta di acciaio.
 E Pablo prima di me ne era stato schiacciato. I ricordi dei suoi nonni, di sua Mamma, di suo Babbo, dei suoi fratelli. Mi ricordo quando in Argentina gli dissi di buttate il pupazzino che era del compleanno di Mario Luis. Adesso capisco cosa provava. Sto male anche per lui.

antivigilia di Natale

Se fossi un cane girerei in tondo per scavarmi il giaciglio, girerei in tondo fino ad arrivare al centro della terra.
 

sabato 22 dicembre 2012

Altra stranezza


Altra stranezza capitata proprio ieri sera, dopo ore passate a piangere, a stare male e a disperarmi.
I-pad, sfoglio rapidamente le foto, cerco una foto dei bimbi.
Mi viene un colpo: in mezzo alle foto c'è un immagine natalizia, una cosa umoristica, da bambini, scaricata tramite un app.
Devo per forza averla scaricata io, l'i-pad è sempre con me, nessuno lo tocca, nessuno lo può toccare.
La didascalia dice "Buon Natale, auguri C..." (il nomignolo con cui mi chiamava solo lui).
Lo devo per forza aver scritto io, ma non me lo ricordo affatto.

Morta la moglie di Febo Conti

Ho appena letto che la moglie di Febo Conti è morta 4 giorni dopo di lui.
Beata lei!

venerdì 21 dicembre 2012

Leggo di bambini morti

Leggo di bambini morti, leggo di persone che desiderano vivere stroncate invce nel fiore degli anni.
E io che desidero morire di un colpo invece sono sempe qui.
Ho troppa aspettativa di vita davanti a me. Soffoco all'idea di dover vivere con tutto questo dolore.
Pablo mi manca, mi manca al mio fianco, mi manca la nostra vita insieme.
Mi manca potermi confrontare con lui.
Mi manca non avere più le sue risposte alle mie domande, non avere più i suoi racconti, non sentire più la sua solida forza a cui potermi appoggiare, anche se poi solo raramente mi appoggiavo.
Mi mancano le sue battutine stupide.
Mi manca il calore delle sue mani sulle mie spalle.
Perché Dio me lo ha voluto rubare così presto?

il mio natale

Questo è il mio presepe
Questo è il mio albero di natale
Questa è la mia gioia per il natale
Questa tomba è il mio Natale.

domenica 16 dicembre 2012

Rewind, per favore rewind.

E' morto.  E all'improvviso le sue cose, quelle che erano lui, sono rimaste come fantocci inanimati, marionette vuote accasciate sul palco, senza più anima.
Le ho dovute raccogliere io. Me ne prendo cura io al suo posto.
Ma tutto questo ha un prezzo molto salato. Un prezzo che pago, per mia libera scelta, sulla mia pella.
Le sue caselle di posta, il suo cellulare, il suo Facebook...
Non sono lui, ovviamente.
Non mi sostituisco a lui.
Ma non ho chiuso nulla, non ho cancellato nulla.
Rileggo le sue vecchie mail, sento la sua voce che dice quelle cose. Ritorno per pochi attimi indietro nel tempo. A quel capodanno passato in ospedale, a quel natale pieno di fibrillazioni, agli innumerevoli ricoveri, alla sua preoccupazione per Floriano, al suo dolore per la morte di Floriano.
Lui vedeva in Floriano quello che poteva essere il suo destino. Era tremendo, molto peggio di come lo percepivo allora. Pablo non me ne parlava per non preoccuparmi, ma anche perché non sopportava che gli si facesse coraggio.
Vorrei il tasto REWIND. Lo vorrei, mantenendo però la comprensione che ho adesso, lo vorrei per poter star più vicino a Pablo, per dargli di più di quello che gli ho dato, per partire insieme con lui nel suo ultimo viaggio, per non lasciarlo solo mentre muore, per stringerlo a me mentre muore, per dirgli che non è solo, di non aver paura. Per dargli l'ultimo bacio, per ricevere l'ultimo bacio.
E magari morire con lui.
Perché il mio cuore non cede di schianto?

Cos'è la morte?

Cos'è la morte?
E' l'abbraccio caldo di Pablo che viene a prendermi.
Viene a prendermi per portarmi finalmente a casa.

sabato 15 dicembre 2012

io

Parole lanciate nel vuoto.
Parole che non vengono accolte.

Non ho più.

Sto molto male. Sono scappata fuori di casa e son tornata il più tardi possibile, ma serve a poco.
Il dolore che mi torce l'anima io ce l'ho dentro. Lo porto sempre con me.
E' un dolore che gli altri, quelli normali,  non capiscono, non possono capire.
Così come non possono capire la mia preghiera di morire adesso. Il mio desiderio di morire adesso.
Quelli normali, quelli che non hanno subito un lutto di questa portata non lo possono capire.
Mi è stata strappata la carne, sono stata squartata, mi è stata portata via una parte di me. Per questo non posso più vivere.
Per questo non voglio più vivere.
Non ho più con chi condividere le emozioni, i pensieri.
Non ho più con chi parlare, confrontarmi.
Non ho più di chi prendermi cura.
Non ho più chi si prendeva cura di me.
Non ho più il mio amore.
Non ho più chi mi ama.
Non ho più per chi cucinare.
Non ho più per chi esistere.
Non c'è più.

Vuoto

Ho le mani gelate e tremanti, il cuore si è fatto piccolo, mi manca il fiato.
Ho aperto i suoi cassetti, ho affondato le mani nella sua biancheria, l'ho annusata alla ricerca del suo odore.
Ho accarezzato le sue magliette, come una volta accarezzavo lui. Ma erano vuote. Involucro senza più calore. Contenitore senza contenuto.
Ho girato di stanza in stanza alla ricerca di qualche brandello di lui.
Ma son qui da sola. Mi ha lasciato sola.
Non ce la faccio più. Sto soffocando. Sono stremata.
Non posso, non voglio più affrontare nulla. Nulla.

venerdì 14 dicembre 2012

Verso Natale

Ogni giorno il passo si fa più pesante, del giorno precedente, a rallentare l'arrivo.
Ogni giorno che passa l'aria è sempre più rarefatta, a rendere faticoso e insufficiente il respiro.
Ogni giorno che passa il cielo si fa più buio, per non vedere dove si sta andando.
Ogni giorno che passa il cervello si arrotola su sè stesso, il cuore si raggrinzisce, la pelle si screpola, gli occhi si annebbiano.
Vedo l'attesa festosa del Natale intorno a me, e la rifuggo.

giovedì 13 dicembre 2012

Cristalli in frantumi

E' tutto molto precario. A volte mi sembra di essere un bicchiere appoggiato in bilico: basta niente per alterare lo stato di quiete e far precipitare tutto, il bicchiere si sbriciola sul pavimento.

Ieri mi è arrivata una mail di una amica con un filmato carino




Mi ha fatto sorridere, anche perché mi sarebbe sempre piaciuto avere un cane, fin da bambina. E adesso mi farebbe ancora più piacere.
Nell'istante in cui il filmato è finito ho avuto un riflesso automatico, quello che ho sempre avuto quando c'era qualcosa di carino o di interessante "Lo mando a Pablo, sicuramente gli piacerà", avevo ancora il sorriso sulle labbra in quell'istante..
E' durato un attimo, ma basta un attimo a fregarti.
Sono andata in frantumi, piango, urlo, mi dispero. Lo imploro, ma lui non c'è più.
Non gli posso mandare questo filmato, non posso parlargli, non posso ascoltarlo, non posso abbracciarlo, non posso sentire le sue mani sulle mie spalle, il calore del suo corpo.
Non ho più nulla, non sono più nulla.
Voglio dissolvermi.

mercoledì 12 dicembre 2012

Cambia, todo cambia

Ero tornata da pochi giorni dall'Argentina con le ceneri di Pablo nel mio bagaglio a mano.
Guidavo la sua macchina, ero molto triste, piena di dolore e di disperazione, mi sentivo sola e abbandonata senza più lui al mio fianco.
All'improvviso, senza che io avessi fatto nulla, partì questa canzone.
Il CD lo aveva lasciato Pablo nell'autoradio, ricordo bene quel viaggio durante il quale l'obbligai a tradurmi le canzoni parola per parola.



E poi venitemi a dire che dopo non c'è più nulla!

...Cuando miro el fondo de tus ojos claros...



Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el oído, que en todo su ancho
Graba noche y día, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha, de mis pies cansados
Con ellos anduve, ciudades y charcos
Playas y desiertos, montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió el corazón, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Y el canto de ustedes, que es mi propio canto.

Grazie alla vita

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due occhi e quando li apro
distinguo perfettamente il nero dal bianco
e nell'alto cielo il suo sfondo stellato,
e tra le moltitudini l'uomo che amo.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l'udito che in tutta la sua ampiezza
cattura notte e giorno grilli e canarini,
martelli, turbine, latrati, burrasche
e la voce tanto tenera di colui che amo

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il suono e l'abecedario
e con esso le parole che penso e pronuncio
madre, amico, fratello e la luce che rischiara
la strada dell'anima di chi sto amando.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
ha dato il passo ai miei piedi stanchi
con loro ho camminato per città e pozzanghere,
spiagge e deserti, montagne e pianure
e per la tua casa tua, la tua strada, il tuo cortile.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il cuore che scuote il suo involucro
quando guardo il frutto dell'intelletto umano,
quando guardo il bene così lontano dal male,
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto

Grazie alla vita che mi ha dato tanto.

venerdì 7 dicembre 2012

TV

Accendo la tv. Non mi interessa quello che c'è, è solo un modo per cercare di portare l'attenzione su altro dal mio dolore, dall'assenza di Pablo, dalla sua morte.
Accendo la tv, ma non ho più grande capacità di concentrazione, o per lo meno ne ho molta meno di prima e per periodi più brevi.
Cerco il rassicurante già visto. Mi soffermo sui film già visti, sulle serie dove più o meno i personaggi son sempre gli stessi.
Spesso rimango in compagnia della famiglia Robinson. Una serie degli anni 80. Gli anni in cui avevo la vita davanti, in cui io ero la gioia di vivere fatta persona. Anni in cui avevo tanta energia, tanta voglia di costruire, di esplorare, di scoprire.
Una serie che parla di una famiglia, a me che son rimasta sola. Forse è quello il principale motivo per cui la guardo. La mia famiglia era Pablo, eravamo io e Pablo. Non è rimasto più niente. Non perché io sia niente, ma perché per essere una famiglia bisogna essere almeno in due. E io sono sola.

Accendo la tv e trovo un film carino, uno di quelli dei buoni sentimenti.Un film che ti lascia con il sorriso sulle labbra.
Un film corale che sembra parlare della vita di tutti i giorni, dove le vite dei vari personaggi, apparentemente slegati tra di loro, si intrecciano man mano che passa il tempo, fino ad arrivare al finale che li riunisce tutti.
Ambientato nel periodo natalizio. Attuale, quindi.
Love actually - l'amore adesso.
Avevo il sorriso sulle labbra, fino alla scena mosaico finale in cui ciascuno ha una persona da amare in modo speciale, in cui ciascuno è riamato in modo speciale da una persona speciale. In cui ciascuno riceve e dà un bacio, una carezza al soggetto del proprio amore.
Lì sono precipitata nel gorgo doloroso dell'evidenza dell'assenza di Pablo.
Non mi abbraccerà più. Non lo potrò abbracciare più.

alla fiera.

Stasera, uscendo dall'ufficio sono andata in fiera.
Con Pablo ci andavamo tutti gli anni. Lui si divertiva ad assaggiare tutto l'assaggiabile, specialmente salumi, e si divertiva anche anche a comprare le cose da mangiare.
Stavolta ci sono dovuta andare da sola.
Ho cercato di ricordare la strada che faceva lui, ho ripercorso i suoi passi.
Ed è arrivato un altro segnale.
Con tutto il posto che c'era, con tutte le porte di ingresso che ci sono, io sono entrata da una porta davanti alla quale c'era il padiglione dell'Argentina.
Povero Pablo, sta cercando di fare tutto il possibile per dirmi che non mi ha lasciata sola.
Ma è solo un'illusione, perché io, nella dimensione in cui mi trovo sono innegabilmente, irrimediabilmente sola.
Lui è di là e io sono qua. Ancora qua.

giovedì 6 dicembre 2012

Altra "coincidenza"

Poche ore prima del mio compleanno ho aperto un armadio che apro sempre, ma contrariamente a sempre, e apparentemente senza motivo ho incominciato a vuotare un ripiano.
Mi è venuto in mano il portachiavi con la papera che Pablo mi aveva regalato qualche anno fa e che non ricordavo di aver messo lì.
Strana coincidenza temporale: un regalo che mi aveva fatto per il mio compleanno.

Tenerlo tra le mani mi ha procurato nostalgia per qualcosa che non potrò più avere, ma anche tanta tenerezza per quel gesto di Pablo, il logo del mio biglietto da visita riportato su quel portachiavi. Non un qualcosa di acquistato al volo, ma qualcosa di pensato apposta per me.
Non tutti nella loro vita avranno qualcuno come io ho avuto Pablo.
Ho avuto fortuna, ma è durato terribilmente poco.

da Pablo

Il 4 era il mio compleanno.
Pablo ha sempre tenuto a farmi un regalo per il mio compleanno, anche quando era a corto di idee arrivava con qualcosa di pensato apposta per me.
I suoi non erano mai i regali comprati al volo tanto per darmi qualcosa. Potevano essere semplici, ma mai casuali.
Una volta fece incidere il logo della papera su un portachiavi, lo aveva preso dal biglietto da visita che JP aveva creato per NonnaPapera..
E anche quest'anno è riuscito a farmi avere il suo regalo.
Pablo non poteva più usare il suo corpo per darmelo, non ha mani, non ha portafoglio, non ha voce. Non può entrare in un negozio, non può comprarmi nulla. Non può incartare nulla.
Ma può fare in modo che altri lo facciano al suo posto, diventino momentaneamente il suo tramite.
Ha usato P.
P. tutti i giorni parcheggiava di fronte a una determinata porta, entrava subito nel locale, prendeva quello che doveva prendere e usciva immediatamente.
Il 4 P. ha parcheggiato di fronte ad un'altra porta, lontana dal locale, ha percorso un corridoio del centro commerciale dove ha visto un banchetto che vendeva penne e che le incideva.
Ha deciso di comprare una penna per me e quando la signora le ha chiesto il nome, non ha esitato: "Scriva "da Pablo", deve scrivere "da Pablo".".
Mi ha poi detto che non sa neppure lei come le sia venuta fuori quell'idea abbastanza fuori luogo, ma mi ha detto che in quel momento era più che convinta della sua richiesta, e che è stata molto insistente nei confronti della signora che eseguiva l'incisione.
Non appena si è allontanata ha incominciato a essere perplessa: perché non aveva fatto incidere il mio nome?
Era molto perplessa anche mentre mi consegnava il pacchetto, cercava di spiegarmi quello che neppure lei poteva sapere.
Ma io come l'ho vista ho capito subito che P. era stata "usata" da Pablo per farmi avere il suo regalo per il mio compleanno.
E quella sera, rientrando a casa, ho trovato la luce accesa nello studio di Pablo. Come quando tornavo dal lavoro e lui era a casa ad aspettarmi.
Perché Pablo non può più avere il suo corpo? perché l'ha dovuto abbandonare?
Perché non può più stringermi, abbracciarmi?
Perché mi ha lasciata qui da sola?

martedì 4 dicembre 2012

Odore= prepotente ricordo

Gli odori sono potenti evocatori. Più di un immagine, più di un suono, più di una sensazione tattile.
L'odore arriva diritto al cervello, l'odore perfora il cuore.
L'odore arriva senza elaborazioni, non ha filtri.
Di fronte alla prepotenza dell'odore non abbiamo difese, non possiamo erigere artate barriere.
L'odore ci arriva dentro con il suo potere evocativo con la sua forza dirompente.

Stasera ho aperto una scatola. Si è sprigionato un profumo.

Quel profumo mi ha fatto tornare a quei piacevoli momenti di tenerezza, quel profumo è Pablo che si prende cura di me. Quel profumo sono quei piccoli momenti di sollievo, di calore, di benessere.
Momenti che non avrò più.
Quel profumo è Pablo e me.

Voglio tornare a uno di quei momenti e voglio rimanere ferma lì per sempre.

lunedì 3 dicembre 2012

Mi manca. Mi manca. Mi manca.

Tra pochi minuti è il mio compleanno.
Pablo avrebbe guardato l'orologio, pronto a farmi gli auguri allo scoccare della mezzanotte, come è usanza in Argentina. Voleva essere il primo a farmi gli auguri, quando stava male si torturava per stare sveglio e attendere la mezzanotte.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi manca tanto. Mi manca il suo affetto, il suo amore. Mi manca il suo spirito, la sua allegria e mi manca anche la sua malinconia.
Non sapeva ballare il tango, ma ne aveva dentro lo spirito, lo aveva respirato nell'aria. A volte lo prendevo un po' in giro per quel lato "tttangoooo" :« Il tango è un pensiero triste che si balla. (Enrique Santos Discépolo»
Anni fa gli avevo proposto di andare a scuola di tango, ma non ne avevamo il tempo. Quando avremmo avuto il tempo lui non ha più avuto la salute.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi si accavallano l'uno sull'altro i miei compleanni con lui.
Troppo vivo è il ricordo del 4 dicembre dell'anno scorso, la gioia negli occhi di Pablo mentre scartavo il suo regalo, il divertimento nel vedere la mia reazione, la sua tenerezza di fronte alla mia commozione. La sua costante e premurosa attenzione nei miei confronti, nonostante la sua malattia. Il suo esserci sempre per me.
Tutto questo non ci potrà mai più essere. Non potrò più averlo.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi mancano i suoi azzurri, il suo sguardo sulle cose, il suo sguardo su di me.
Il mio sguardo è annebbiato dalle lacrime.

Non riesco a capire.

Ho saputo da N. che L. ha un nuovo fidanzato.
Suo marito  è morto 20 giorni prima di Pablo.
Ho davanti agli occhi l'immagine Pablo che guarda con tristezza la foto di F.
Erano diventati amici in ospedale.
La morte di F. lo aveva colpito più di tutte le altre morti.
E ce ne sono state tante, tanti cuori mai arrivati in tempo.
Ricordo il dolore di L. la sua rabbia solo pochi mesi fa.
Non riesco a capire.
E' la rabbia che fa andare avanti a vivere la vita anche per chi non c'è più?
Io non ho questa carica costruttiva. Io ho solo tanto dolore, tanto vuoto. Tanto desiderio di andarmene via per sempre.

Perché?

Oggi ho parlato con N.
Lui ha avuto un cuore nuovo. E' stato trapiantato 15 giorni dopo la morte di Pablo, nove mesi fa.
Sta bene, tra meno di un mese ritornerà al lavoro, ritornerà alla sua vita.
Sono ovviamente contenta per lui. Pablo lo incoraggiava a non arrendersi.
Ma mi chiedo perché.
Perché a lui sì e a Pablo no?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
Perché?
...

in viaggio