Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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giovedì 6 dicembre 2012

da Pablo

Il 4 era il mio compleanno.
Pablo ha sempre tenuto a farmi un regalo per il mio compleanno, anche quando era a corto di idee arrivava con qualcosa di pensato apposta per me.
I suoi non erano mai i regali comprati al volo tanto per darmi qualcosa. Potevano essere semplici, ma mai casuali.
Una volta fece incidere il logo della papera su un portachiavi, lo aveva preso dal biglietto da visita che JP aveva creato per NonnaPapera..
E anche quest'anno è riuscito a farmi avere il suo regalo.
Pablo non poteva più usare il suo corpo per darmelo, non ha mani, non ha portafoglio, non ha voce. Non può entrare in un negozio, non può comprarmi nulla. Non può incartare nulla.
Ma può fare in modo che altri lo facciano al suo posto, diventino momentaneamente il suo tramite.
Ha usato P.
P. tutti i giorni parcheggiava di fronte a una determinata porta, entrava subito nel locale, prendeva quello che doveva prendere e usciva immediatamente.
Il 4 P. ha parcheggiato di fronte ad un'altra porta, lontana dal locale, ha percorso un corridoio del centro commerciale dove ha visto un banchetto che vendeva penne e che le incideva.
Ha deciso di comprare una penna per me e quando la signora le ha chiesto il nome, non ha esitato: "Scriva "da Pablo", deve scrivere "da Pablo".".
Mi ha poi detto che non sa neppure lei come le sia venuta fuori quell'idea abbastanza fuori luogo, ma mi ha detto che in quel momento era più che convinta della sua richiesta, e che è stata molto insistente nei confronti della signora che eseguiva l'incisione.
Non appena si è allontanata ha incominciato a essere perplessa: perché non aveva fatto incidere il mio nome?
Era molto perplessa anche mentre mi consegnava il pacchetto, cercava di spiegarmi quello che neppure lei poteva sapere.
Ma io come l'ho vista ho capito subito che P. era stata "usata" da Pablo per farmi avere il suo regalo per il mio compleanno.
E quella sera, rientrando a casa, ho trovato la luce accesa nello studio di Pablo. Come quando tornavo dal lavoro e lui era a casa ad aspettarmi.
Perché Pablo non può più avere il suo corpo? perché l'ha dovuto abbandonare?
Perché non può più stringermi, abbracciarmi?
Perché mi ha lasciata qui da sola?

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