Ho retto durante la giornata, con le bambine appoggiate addosso a giocare.
L'unica che mi ha parlato di Pablo è stata Chiara, 5 anni. All'improvviso "mi manca lo zio Pablo".
Sapessi quanto manca a me!
Ma ho retto. Abbiamo guardato insieme i brevi filmati dello scorso Natale, in alcuni c'era Pablo.
Quando è arrivato sul suo cellulare un messaggio di auguri per lui sono iniziata a crollare.
"Pablo, non c'è più"
"Lo so, ma mi piace pensare di potergli ancora fare gli auguri"
"Non sei il solo"
Forse si era solo sbagliato e aveva cercato di rimediare a un invio circolare.
Forse era vero.
Ma io son dovuta scappare a piangere, a gridare in macchina.
Sono parcheggiata al buio, dove posso gridare, chiusa dentro, senza che dalle case mi sentano. Parcheggiata davanti alla ferrovia. Voglio morire, non voglio più vivere con tutto questo dolore.
Scrivo come valvola di sfogo. Ma serve sempre meno.
Il dolore mi rode il cuore.
Voglio smettere di esistere.
Prego Dio che mandi Pablo a prendermi per accompagnarmi nella nostra casa.
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