Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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lunedì 3 dicembre 2012

Mi manca. Mi manca. Mi manca.

Tra pochi minuti è il mio compleanno.
Pablo avrebbe guardato l'orologio, pronto a farmi gli auguri allo scoccare della mezzanotte, come è usanza in Argentina. Voleva essere il primo a farmi gli auguri, quando stava male si torturava per stare sveglio e attendere la mezzanotte.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi manca tanto. Mi manca il suo affetto, il suo amore. Mi manca il suo spirito, la sua allegria e mi manca anche la sua malinconia.
Non sapeva ballare il tango, ma ne aveva dentro lo spirito, lo aveva respirato nell'aria. A volte lo prendevo un po' in giro per quel lato "tttangoooo" :« Il tango è un pensiero triste che si balla. (Enrique Santos Discépolo»
Anni fa gli avevo proposto di andare a scuola di tango, ma non ne avevamo il tempo. Quando avremmo avuto il tempo lui non ha più avuto la salute.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi si accavallano l'uno sull'altro i miei compleanni con lui.
Troppo vivo è il ricordo del 4 dicembre dell'anno scorso, la gioia negli occhi di Pablo mentre scartavo il suo regalo, il divertimento nel vedere la mia reazione, la sua tenerezza di fronte alla mia commozione. La sua costante e premurosa attenzione nei miei confronti, nonostante la sua malattia. Il suo esserci sempre per me.
Tutto questo non ci potrà mai più essere. Non potrò più averlo.
Mi manca. Mi manca. Mi manca.
Mi mancano i suoi azzurri, il suo sguardo sulle cose, il suo sguardo su di me.
Il mio sguardo è annebbiato dalle lacrime.

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