Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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martedì 31 dicembre 2013

Il profumo dei cipressi

Il profumo dei cipressi mi sorprende in questa giornata di fine anno. Cipressi scuri, un fitto inaspettato intreccio di rami dentro il quale nascondono scope per tener pulite le tombe.
Inizio a spazzare la tua tomba bagnata, i rametti rimangono appiccicati alla pietra, nemmeno loro desiderano staccarsi da te.
Spazzare una tomba, che altro più posso ormai fare per prendermi cura di te?
Ricordo il nostro primo capodanno insieme, e l'ultimo, inaspettatamente ultimo.
E tutti gli altri in mezzo.
Prezioso ricordo. 
Non c'è null'altro che il ricordo e la rabbia, il dolore per quello che non potrà mai più essere.
Quel capodanno senza fuochi, strano per me, ma non per te, con la testa piegata all'indietro a guardare un cielo che non avevo mai visto, cercando con gli occhi la Croce del Sud.
Nulla è più come era, e nulla ha più senso. Le lacrime colano nel collo. 
Domani è il 2014, e tu non lo scriverai mai. Mi manchi tanto. Vorrei non scriverlo mai neppure io.

domenica 22 dicembre 2013

22 dicembre

22 dicembre.
Gente che compra i regali, gente che pensa al cenone della vigilia e al pranzo del giorno di natale.
Tutte lame che mi si conficcano dentro, che mi trafiggono la pelle, che mi lacerano i muscoli, che mi scheggiano le ossa.
Lame.
Una volta amavo il Natale, i preparativi. Addobbavo con gioia l'albero, studiavo o regali più idonei, pianificavo per tempo.
L'ultimo Natale feci i salti acrobatici per trovar il regalo per te. Confezionato su misura per te, con le tue iniziali incise nel cuoio. L'ho preso in mano poco fa, profuma ancora di cuoio, lo hai usato solo per poco più di un mese, poi te ne sei andato per sempre.
Morto
M O R T O
M  O  R  T  O
M   O   R   T   O
M    O    R    T    O
M      O      R      T      O


Il secondo Natale con la tua assenza. Con la mia solitudine. Con la tua mancanza. Con il mio strazio celato agli occhi di tutti. Con il mio cervello in pappa, con il mio cuore secco. Adempio, al meglio che posso, ai miei doveri, nulla di più.
Io non ce la faccio più. Io voglio farla finita.
E' già difficile nei giorni normali, in quelli di festa è atroce.
"Tornerò" mi scrivesti. Ma non sei tornato più. Torna adesso e portami via per sempre. Abbracciami e portami via. Qui non ci sto più a fare nulla, se non ad aspettarti.

giovedì 12 dicembre 2013

Dicembre, mese orribile.

Dicembre, mese orribile.
Un tempo ero contenta, dicembre voleva dire la mia festa, il mio compleanno. "sei contenta di essere nata" constatava mia mamma con meraviglia e incredulità. Sì ero contenta. Allora ero contenta. La vita non mi era ancora passata addosso come un rullo compressore.
Adesso dicembre, con il mio compleanno, con il natale, con la notte di capodanno, con i ponti che era bello sfruttare... adesso dicembre mi si conficca in gola e mi taglia l'aria. Adesso dicembre è l'evidenziatore fluorescente del mio dolore, della tua mancanza, del mio essere rimasta sola. Sopravvisuta nonostante me.

Ti ho cercato, sperando in un cenno. Ma ti sei allontanato, sei altrove, come è giusto che sia. Ma io ... ma io...
tocco i tuoi vestiti nell'armadio, accarezzo i tuoi maglioni...
Io non ce la faccio più.