Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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venerdì 22 febbraio 2013

Senso

Che senso ha adesso la mia vita?
Nessuno. Ovviamente.
Quante persone si staranno ponendo adesso questa stessa domanda, e perché se la pongono?
Perché si deve arrivare a porsela?
Il mio corpo si autodifende da me, mi fa crollare in un sonno che non è né profondo, né ristoratore. 
Un sonno che equivale alla fuga.
Non è il sonno dei giusti. Non è il meritato riposo. 
È solo un click che spenge la luce. 
Apro gli occhi identica a quando li ho chiusi. Lo stesso vuoto, lo stesso nulla.
Amen.

martedì 19 febbraio 2013

Cristalli di ghiaccio

Cristalli di ghiaccio nel cervello
Son partiti in sordina il 29 febbraio
Mi hanno gelato prima il cuore
Ora che lo hanno distrutto son passati al cervello
Lo stanno invadendo
Fino a non lasciare anche lì
Niente altro che ghiaccio
Cuore necrotico
Cervello necrotico
Cosa aspetta la morte a finire il suo lavoro?

mercoledì 13 febbraio 2013

Non è solo un pezzo di ferro.


Dopo la morte di Pablo io mi sono ritrovata con due auto. Non potendomi permettere di mantenerle entrambi ho deciso di tenere quella di Pablo soprattutto per motivi affettivi.
Ma non mi decidevo a mettere in vendita la mia, mi pesava enormemente dover affrontare un ulteriore distacco.
E' solo un pezzo di ferro, dirai tu, è solo una cosa.
Ma a quel pezzo di ferro sono legati tanti ricordi.
Ho una foto buffissima di Pablo che fa lo scemo, seduto nel bagagliaio con le lunghe gambe che spuntano fuori dal portellone abbassato. Azzurra la macchima azzurri i blue jeans e azzurri i suoi occhi attraverso il lunotto.
Con quella macchina nel 2008 eravamo andati in Corsica. L'adesivo giallo e blu della Corsica Ferry ormai stinto  me lo ricorda tutte le volte.
Qualche giorno fa ho finalmente trovato la forza di pubblicare un annuncio  e di gestire le conseguenti telefonate.
Oggi avevo un appuntamento con un signore e sua moglie per far vedere loro la macchina.
Ci siamo accordati sul prezzo, andremo all'ACI a fare il passaggio di proprietà e consegnerò loro la mia macchina. Ho un groppo in gola.
Mi vengono i flash del giorno che eravamo andati a comprarla, di lui che trattava il prezzo al mio posto, di lui che metteva in croce il concessionario per farmi avere il meglio.
Non ne posso più di porte che si chiudono. E non è ancora finita.

venerdì 8 febbraio 2013

Venerdì. il vuoto che taglia il respiro

Ho cercato di non scrivere.
Ho cercato di fare lo struzzo?
Forse.
Ma puntuale insieme con le prime ore del fine settimana arriva l'angoscia che mi attanaglia l'anima.
Cerco appiglio in qualche telefonata, uso un tono leggero, sono maestra nel nascondere, piango e mi dispero solo quando nessuno può sentirmi. Non voglio disturbare nessuno.
Chi mi risponde di là ha la sua vita, i suoi impegni la sua famiglia.
Chiudo rapidamente per non essere di peso, per non portare via tempo.
Ho un urlo soffocato nella gola e nella testa.
Invoco il nome di chi non ha più voce per rispondermi, dita per sfiorarmi, occhi per guardarmi, occhi da guardare.
Pablo, ti prego, portami via. Ti prego, non voglio stare qui, io non ce la faccio più a dover vivere.
Pablo.