Partenza come fuga. Fuga che non può riuscire. Fuga da me stessa, dal mio dolore, dal mio malessere per la tua precocissima morte. Fuga.
Come una pallina in un flipper: puoi darle botte sempre più violente, o sempre più carezzevoli, sempre in buca andrà a finire.
Sono arrivata, il viaggio è finito. Sono stanca. Ma ora che faccio? Ho già nella testa il rimbombo: "sei rimasta sola. È morto. È morto. È morto"
Mi sono fermata a mangiare un panino. Guardavo con invidia quelle macchine con targa straniera in vacanza. Lui e lei, qualche anno più di me, in vacanza insieme. Complici, solidali, cercavano di ordinare un caffè a una cameriera che non aveva voglia di sforzarsi a comprendere la loro buffa richiesta. Lo sguardo sollevato di intesa tra i due una volta ottenuto il caffè mi ha fatto salire le lacrime agli occhi. Io non potrò più scambiarlo quello sguardo. Il mio complice è morto. Il mio amorcito è morto.
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