Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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domenica 14 settembre 2014

Aria di smalto lucido

La tristezza non dipende dal clima.
Oggi c'è un sole splendente, aria di smalto lucido.
Forse dipende dalla domenica.
Mi sono svegliata con la morte. Morti che non ho conosciuto direttamente, ma che ugualmente mi sono penetrate in qualche modo dentro. 
Mi sono svegliata con l'immagine di mia mamma e mia zia giovani, al cimitero, dove ormai c'erano i tre quinti di quella che quando erano bambine era la loro famiglia felice. Mi sono svegliata con il loro dolore dentro di me. Accudivano piangendo la loro famiglia, la tomba della loro famiglia.
Non ho mai avuto paura della mia morte, ma di quella di chi amavo.
Dicevo a mio marito "voglio morire prima io di te".
E invece eccomi qui a vivere la loro morte.
Condannata a sopravvivere.
Ieri una coppia male assortita litigava in continuazione. 60 anni portati male. Forse 65-70.
Italiano lui, dell'est lei, forse arrivata qui come badante. Un estenuante, continuo brontolio lamentoso, astioso. Il motivo erano i soldi della spesa: "hai mangiato la mia uva", "non hai comprato la maionese perché la mangio io", "le more che hai preso fanno schifo", "non compri la crema solare, ma poi usi la mia"...
Volevo dire loro "non c'è amore, non c'è stima, non c'è rispetto: dividete le vostre strade!", ma poi mi sono risposta da sola che la solitudine spaventa.

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