Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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domenica 25 novembre 2012

Sola, triste e abbandonata

Arriva sul mio BlackBerry una notifica dal Facebook di Pablo: notizie dalle vite dei suoi amici, vite che vanno avanti, mentre quella di Pablo si è fermata per sempre.
Mi sento tanto fuori posto qui. Mi sento fuori posto in questo mondo. Non c'è più un luogo qui per me, non ho più una casa.
Oh sì, certo, la casa di mattoni c'è, quella non è crollata. È crollata la casa dell'anima, la casa del cuore. Quella casa si è sgretolata il 29 febbraio 2012.
Credo che Pablo neppure immaginasse cosa avrebbe voluto dire la sua morte per me. Non penso che immaginasse il baratro in cui mi ha fatto precipitare.
Io non ho mai temuto la mia morte, ho invece sempre temuto la morte di chi mi è caro, di chi mi stava accanto.
L'ho sempre detto "voglio morire io per prima", ma non sono stata ascoltata.
Forse non è casuale questo. Credo che Pablo sarebbe stato ancora peggio di come sto io. Lui non voleva neppure pensarmi morta. Io rimandavo al mittente lo spam cartaceo scrivendo sulle buste, accanto al mio nome, "deceduta". A me non faceva né caldo, né frdddo. Lui non poteva vedermelo scrivere.
Quanto mi manca. Quanto mi sento sola, triste e abbandonata.

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