Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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sabato 19 gennaio 2013

A che scopo?

Apro gli occhi, purtroppo il sonno è finito,
Fisso i libri, il soffitto, gli scatoloni impilati.
Non ho voglia di alzarmi, non mi aspetta nulla.
Non ho voglia di vivere questa vita.
G. Mi ha risposto che il desiderio di morire se ne è andato pensando a quanto suo figlio fosse attaccato a quel filo di vita che gli rimaneva.
Anche Pablo voleva vivere, faceva di tutto per vivere. Vivere, curarsi per vivere era negli ultimi mesi la sua principale occupazione e preoccupazione. 
Tenace, scrupoloso, i medici gli dicevano che non avevano mai avuto un paziente ligio come lui.
Pablo era unico. Pablo era mio. Pablo è morto
Forse ci si attacca a questa vita quando si sa che la propria vita è molto più a rischio del normale?
Io non so più come fare a vivere.
Mi aggrappo a quella domanda che mi è arrivata: " perché parli di anni?". Il tono era pacato,calmo, quasi sornione. Ci spero tanto.
Magari sarà stanotte. Magari.

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