Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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domenica 20 gennaio 2013

Dio si è preso beffa di te.

Avevi sognato quel viaggio per tutta la vita.
Lo avevi desiderato con tutte le tue forze, e prima che diventasse troppo tardi avevi deciso di intraprenderlo.
Ti saresti imbarcato a metà marzo, e dopo un mese ti avrei riabbracciato.
Lo desideravi fin dalla prima volta che avevi messo piede sull'Eugenio. Eri un bambino di pochi anni.
Non c'era più l'Eugenio, era in India a morire lentamente, oscenamente dipinta di rosso, come una vecchia baldracca imbellettata.
Ti saresti dovuto accontentare di uno di questi grattacieli gallegianti, pronti a ribaltarsi con un po' di mare.
Ma il tuo sogno si sarebbe realizzato. Finalmente avresti potuto idealmente riportare la tua famiglia in Italia, tuo padre idealmente avrebbe fatto finalmente il suo viaggio di ritorno a casa.
Ma su quella nave Dio, un Dio perfido, non ti ha neppure fatto mettere piede.
Sei morto il 29 febbraio, pochi giorni prima di salire sulla tua nave . Di entrare nella tua cabina.
Sono tanto arrabbiata per questo.
Sono tanto arrabbiata perché eri finalmente vicino a coronare il tuo sogno, il sogno che avevi da una vita.
E' stata una beffa. Dio si è malvagiamente beffato del tuo desiderio.
E io non ero neppure al tuo fianco per tenerti la testa, per farti coraggio, per dirti che non eri solo, di non aver paura, che ci saremmo riabbracciati presto, di là.

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