Strappo le erbacce e le zanzare tigre mi si appiccicano addosso, mille vampiri che dovrei sterminare. Pablo le odiava, si era procurato il necessario per bonificare il giardino. Io mi lascio andare, le schiaccio, ho le braccia e le gambe con i grumi del mio sangue e i loro corpi spiaccicati, una poltiglia nera e rossa.
Devo fare i fori nel muro, mi sono portata dietro il trapano più volte per farli. Avevamo comprato insieme la barra di acciaio per la cucina. L'avevamo comprata d'autunno e la scorsa estate avremmo dovuto montarla, avremmo aspettato il momento in cui Pablo non fosse stato troppo male, ci voleva una serie di giornate secche, ventilate, non troppo calde per fargli trovare quel po' di energie necessarie per fare il lavoro. Non era mai facile vivere normalmente, come fanno milioni di famiglie senza neppure apprezzare la fortuna che hanno. Per noi tutto era diventato più complicato che per gli altri, quelli fortunati e inconsapevoli della loro fortuna.
Dovrei fare quei fori, dovrei montare quell'aggeggio che avevamo comprato insieme. Ma mi fa troppo male. Sto troppo male. Mi racconto fandonie, compro ganci a accessori per quell'aggeggio e li parcheggio. Li parcheggio in attesa di andarmene anche io
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