Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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venerdì 12 ottobre 2012

Come stai?

Quando abbracciandoti fuori dalla Chiesa, dopo il funerale, ti dicono "Non perdiamoci vi vista" o anche "Per qualsiasi cosa conta su di me", oppure "Io per te ci sono sempre" sai già esattamente chi di loro scapperà immediatamente il più lontano possibile e non sentirai mai più.

Ci sono anche quelli del "rispetto la tua necessità di isolarti"   che con questa scusa non ci sono mai, specialmente in quelle sere in cui spereresti tanto in una telefonata o anche solo in una mail con un banale "come stai". Rispetto? No dai, diciamo la verità: avere tra i piedi una che non è il ritratto della gioia e della spensieratezza è un po' una palla.

E anche se fai finta di essere normale loro vedeno accanto a te il vuoto lasciato dal morto. E quel vuoto preferiscono non correre il rischio di vederlo. Così ti lasciano sola.

Offrire una spalla per piangere evidentemente è cosa più difficile e faticosa di quanto si creda.
Ferisce  il silenzio, la lontananza, il dileguarsi di quelli su cui credevi di poter contare.

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