Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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martedì 9 ottobre 2012

Facebook e il lutto

Ho sempre detestato Facebook, lo ritenevo una inutile perdita di tempo.Un non-luogo per chi non ha nulla di meglio da fare. Un occhio spione sulla vita privata. Mi facevo un punto di orgoglio di non esserci dentro.
Con la morte di Pablo mi son dovuta ricredere.
Quando lui è morto, mentre io partivo dall'Italia,  è stato lo strumento che ha consentito ai suoi amici di avvisare rapidamente il maggior numero possibile di persone in tutti i continenti .
Poi l'ho usato io per contattare i suoi amici di cui non trovavo i recapiti e dare loro le informazioni sul funerale in Argentina e su quello in Italia.
Ma soprattutto è stato il sorprendente mezzo per ricevero un numero enorme di testimonianze di affetto per la scomparsa di Pablo.
Mi ricordo la sera che Gonzalo mi ha mostrato la lista dei messaggi di cordoglio e di partecipazione. Una lista che non finiva mai di messaggi sinceri, commoventi, toccanti, scritti di getto con il cuore. E' stato in quel momento che ho rivalutato lo strumento e che ho deciso di usarlo per rimanere in contatto con tutti gli amici di Pablo. Amici veri, in carne ed ossa, molti dei quali dall'altra parte dell'oceano. Non semplici contatti raccattati per fare numero.
Facebook è come il coltello: puoi usarlo per tagliare il pane o per uccidere un uomo, dipende solo da te farne uno strumento utile o inutile.
Non ho un mio account, sto volutamente continuando ad usare quello di Pablo. Tanti suoi amici mi hanno chiesto di mantenerlo, di non distruggerlo. Per noi tutti è un po' come se Pablo fosse ancora dietro al suo portatile. Non faccio finta di essere lui, non lo sono, dichiaro sempre subito di essere io.
Ma vedere il suo nome e la sua foto è una piccola consolazione per tutti, è tenerne vivo il ricordo.

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