Non leggete questo blog

Non leggete quello che scrivo se non siete disposti ad accettare che il dolore esiste, che il dolore è qui e che rischia di sfiorarvi e forse di travolgervi.

Non leggetelo se non siete disposti a tacere.
Non ditemi mai "non DEVI fare così, non DEVI dire questo" .
Che ne sapete voi di quello che ho dentro? Che ne sapete voi di cosa vuol dire doversi alzare dal letto ogni mattina per affrontare il vuoto, il lutto, la mancanza irrimediabile?

Non leggetelo se siete convinti che la vita sia solo rose e fiori e non volete vedere il nero.

Non leggetelo se volete solo distrarvi.

Non leggete le mie parole se pensate di dirmi "la vita va avanti, devi vivere per te".

Qui vi troverete sbattuto in faccia il dolore soffocante, quello che impedisce di respirare.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il desiderio impellente, disperato, di morire per smettere di soffrire.
Qui vi troverete sbattuto in faccia il lutto cupo, devastante. Quello che impedisce di indossare i colori, non perché sia una convenzione sociale, ma perché il corpo li respinge, perchè il corpo può accettare solo il nero, il grigio e il bianco.

Qui vi troverete sbattuta in faccia tutta la mia rabbia per l'ingiustizia di questa morte. Per quello che non gli è stato concesso. Per quello che ci è stato tolto.

Non leggetemi se non siete disposti alla pietas, al cordoglio. Quelli veri.

Tutto questo che avete appena letto l'ho scritto nei primi anni del lutto, quando c'erano solo sofferenza, mancanza, rabbia. Adesso, attraverso un complesso e articolato percorso di elaborazione, di maturazione e di crescita personale, il manifesto è da aggiornare: Non leggete se credete che chi è morto è sparito o non esiste più , non leggete se pensate che chi amate vi abbia abbandonato, non leggete se non siete capaci di aprire la mente anche a ciò che non conoscete. Non leggete se non volete vivere pienamente la vostra nuova vita, quella dopo il lutto.
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domenica 28 ottobre 2012

Esclusa

Oggi in chiesa c'è stata una specie di cerimonia, non ne ho afferrato bene il motivo, in certi momenti i cervello mi si congela e si estranea alla realtà.
Ma non è importante il motivo, quello che conta è il cosa.
Benedizione di chi festeggiava l'anniversario di matrimonio, mi pare dai 35 anni in avanti.
Erano tutti allegri, felici. Parenti agghindati a festa battevano le mani e scattavano foto.
Io li guardavo.
Hanno il diritto di essere felici, è ovvio.
Ma gli altri? Ci pensa nessuno a come si sentono quelli che non fanno parte della festa perché soli, perché vedovi, perché separati o divorziati?
Per me è stata l'ennesima pugnalata, l'ennesimo rigirarsi del coltello nella piaga.
Vedere quelle persone felici, festeggiate ed io invece avere solo delle foto, dei ricordi, una tomba.
Come si fa a non provare rabbia?
Come si fa a non sentirsi esclusi dalla vita?
Come si fa a non far rotolare giù le lacrime?
Come si fa a non aver desiderio di morire?

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