Pochi giorni prima del funerale di Pablo un amica mi mandò questa poesia.
Belle parole, sarebbe bello poter vivere così la mancanza, ma quando ti viene strappato il compagno ti viene strappata la tua carne, è il tuo progetto di vita che viene distrutto. E' la tua vita che se ne va.
E rimangono solo belle parole.
Per me è così.
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami !
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista ?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
Henry Scott Holland (1847-1917)
canonico della cattedrale di St. Paul (Londra)
Le ho comunque volute usare in memoria di Pablo perché lui era così. E' da lui nascondersi nella stanza accanto. E' da lui sorridere. E' da lui rassicurarmi, vegliare su di me.
Ma io non riesco a non piangere, non riesco a non essere uccisa dal dolore, non riesco a non essere piena di rabbia per questa ingiustizia. Non posso.
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